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Opera nova de balli

 

 

Danze del Rinascimento Italiano accomodate per sonar a quattro voci

 

Il termine ballo, o balletto, definiva nel XVI secolo una suite di brani strumentali composta da due o più motivi di danza eseguiti in successione. La formula più comune era bipartita, composta cioè da due danze, di cui la prima in tempo binario e la seconda in ternario, sviluppate sullo stesso tema melodico (declinato normalmente sullo stesso impianto armonico). Le sequenze più comuni erano costruite sul binomio Pavana/Gagliarda o Tedesca/Saltarello che alternavano un tempo moderato a carattere

solenne con uno più brillante e gaio. L’invenzione della stampa e l’ascesa della borghesia che, ricalcando i modelli cortigiani, si dilettava di musica, favorirono nel ‘500 la diffusione di raccolte musicali edite per soddisfare la richiesta, sia professionale che amatoriale, di materiale musicale a costo relativamente contenuto. Da queste pubblicazioni sono tratti i brani del programma

“Opera nova de balli” che propone una panoramica della musica per danza del Rinascimento italiano, eseguita da un ensemble “cortese” di strumenti ad arco, con tre viole da gamba, nelle loro varie taglie, e una viola da braccio rinascimentale, supportati dalla percussione. Questo tipo di insieme, dal colore e dalla sonorità più raffinati rispetto ai “piffari” o ai nascenti e già fortunati ensemble di violini, nati appositamente come contraltare più chiassoso e sonoro e adatti a feste e cerimonie all’aperto, vantava un carattere più nobile ed elegante, assolutamente coerente con le richieste dei brani in programma che, a differenza delle musiche per danza prescritte e coreografate nelle raccolte dell’epoca quali i trattati di Guglielmo Ebreo da Pesaro o i successivi di Fabritio Caroso da Sermoneta o Cesare Negri, nascono già “accomodate” a quattro voci. Questi arrangiamenti strumentali

sono tramandati in due sole raccolte edite in Italia: Opera Nova De Balli (Venezia, 1553) di Francesco Bendusi e Il Primo Libro De’ Balli (Venezia, 1578) di Giorgio Mainerio, che contengono anche degli unica, cioè brani che non troviamo in altre testimonianze. Ci vengono in soccorso tuttavia, data la fortuna che la musica italiana del tempo incontrava nel gusto musicale di tutta Europa, altre due miscellanee che presentano, oltretutto, varie concordanze. La prima comprende un’antologia di danze europee raccolte da Paul e Bartholomeus Hessen, Viel Feiner Lieblicher Stucklein..., pubblicata a Breslau nel 1555, la seconda è contenuta in una manoscritto portato in Inghilterra, a seguito di un viaggio in Italia, da Henry Fitzallan, conte di Arundel, nel 1560 ed ora conservato alla British Library. A queste dobbiamo aggiungere la testimonianza di alcune danze italiane, sempre a quattro voci, lasciata dal fiammingo Pierre Phalese nel suo Premier Livre de Danseries del 1571. Anche questi arrangiamenti per consort richiedevano, trattandosi di musica da ballo e quindi funzionale all’accompagnamento coreutico, la pratica della fioritura e della diminuzione che consentivano la ripetizione a piacere di temi con respiro melodico talvolta non sufficientemente ampio

per coprire la durata della danza. A questo proposito bisogna sottolineare come la scrittura, soprattutto nelle due raccolte veneziane, sia assolutamente essenziale, quasi un canovaccio da variare a seconda del gusto e dell’abilità degli esecutori. I titoli di molte danze ne certificano la derivazione da motivi popolari già conosciuti che, probabilmente, erano eseguiti in forma

monodica, magari con un accompagnamento percussivo, per accompagnare il ballo, prima che i nostri autori ne arrangiassero la versione a quattro voci destinandoli ad una fruizione più raffinata. La popolarità di alcune melodie fu anche spunto per l’elaborazione di più complessi modelli come, ad esempio, gli elaborati capricci a tre voci di Vincenzo Ruffo sul tema della gagliarda La Gamba, che abbiamo inserito nel programma dopo l’esposizione del motivo originale. La crescente predilezione

per il timbro omogeneo, che proprio nel Cinquecento condiziona l'estetica strumentale, portando allo sviluppo di intere famiglie strumentali, trova piena soddisfazione nel concerto delle viole che restituiscono una dimensione di “originale” freschezza al materiale musicale.

 

ContrArco Consort

Viola da braccio rinascimentale, viola da gamba tenore, due viole da gamba basse, percussioni

 


Opera nova de balli

 

This program offers an overview of the Italian Renaissance Dance music performed by a virtual “court” Strings’ ensemble. Three viola da gambas and a Renaissance Viola da Braccio compose this ensemble that has a sound and a tymbre-color that is more refined compared to the “Piffari” and also to the newly and highly succesfull violins that were employed on purpose for their higher volume suitable for feasts in the open-air. 

The consort of viols had a more noble and elegant character, coherent with the requisites of the repertoire, which was already arranged for four voices, unlike dances choreographed and prescribed in the collections of the period such as the ones from Guglielmo Ebreo da Pesaro or the followers Fabritio Caroso da Sermoneta and Cesare Negri.

The instuments  aesthetics of the 1500 century was requiring ever more homogeneous tymbres that can be fully achieved with the concert of viols, giving a dimension of “original” freshness to the repertoire.

Pieces of music of this program are taken from Opera Nova de’ Balli (1553) by Francesco Bendusi, from Il Primo Libro de’ Balli (1578) by Giorgio Mainerio and from other collections of Anonymous italian composers of the 16th century.

 

 

ContrArco Consort

Viola da braccio rinascimentale, viola da gamba tenore, due viole da gamba basse, percussioni