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      Todos los bienes del mundo

 

 

Caratteri della Spagna Rinascimentale nella musica di  Juan del Encina

 

Juan de Fermoselle, nato nel 1468 a Encina (Salamanca), da cui l’appellativo del Encina o Enzina, fu drammaturgo, compositore, musico, poeta ed erudito nella Spagna a cavallo del XV e XVI secolo. È considerato il precursore del teatro profano iberico, con la trasformazione del dramma religioso medievale nella rappresentazione secolare delle nuove istanze umanistiche come la celebrazione dell’amore, della gloria e della bellezza, attingendo anche dal linguaggio popolaresco che viene elevato al rango cortese e letterario. La sua produzione è raccolta in un Cancionero del 1496, Cancionero de todas las obras de Juan del Enzina, pubblicato mentre era al servizio dei Duchi d’Alba. Si tratta del primo libro di opere di un unico autore che sfrutta il nuovo metodo della stampa per la sua diffusione editoriale. L'esperimento fu un successo senza precedenti a giudicare dalle ristampe successive: 1501 (Siviglia), 1505 (Burgos), 1507 (Salamanca), 1509 (Salamanca) e 1516 (Saragozza). Nella prefazione Encina sostiene che tutte le opere presenti sono state composte tra i quattordici e i venticinque anni d’età, e questo potrebbe essere esteso alla sua intera produzione musicale. Questo autentico "opus maius" di Encina copre in pratica tutto l'ampio spettro della poetica musicale del suo tempo: troviamo composizioni

religiose e devozionali insieme ad altre di natura morale o circostanziale (brani elegiaci, celebrativi, farseschi), oltre a numerose liriche d'amore e satiriche. Anche dal punto di vista formale sono rappresentati i generi musicali tipici della Spagna del periodo: villancicos, canciones e romances. Le sue opere sono presenti in tutti i cancioneros spagnoli del tempo, in cui, come nel Cancionero de Palacio, fanno la parte del leone, attestando come Encina fosse il compositore più popolare nella Spagna dei Re Cattolici. Proprio nel Cancionero de Palacio, troviamo tutta l’eredità musicale del salmantino: sessanta composizioni, a tre o quattro voci, sulle duecento dell’antologia,

sono quelle firmate da Encina, ma alcuni ricercatori tendono ad attribuirgliene altre ancora. L’ampio gradimento riscosso in vita da Encina era dovuto, forse, più che alla sua tecnica compositiva, alla sua adesione al modello che, come nella frottola italiana, si contrapponeva all’austera complessità della polifonia del madrigale. Privilegiava la melodia della parte più acuta, accompagnandola con

un contrappunto semplice, con scarsi e brevi episodi imitativi, non di rado omoritmico. Questo elemento, insieme a un uso frequente del tempo binario, ritmicamente contrapposto alla filosofia “ternaria” della musica del passato, e ad un armonia quasi mai priva degli intervalli di terza, salvo negli arrivi cadenzali, rende il compositore decisamente moderno per il suo tempo. Potremmo dire che la musica del salmantino incontrasse il gusto popolare, non meno di quello cortese, per la sua comprensibilità sia lirica, sia musicale. Una peculiarità dell’opera di Encina è la fusione del ritmo alla parola, gli accenti lirici e melodici concordano e il testo scorre fluidamente sul movimento metrico con totale compenetrazione dei suoni, per raggruppamento, tono e durata, con il testo sovrastante. Un altro elemento di modernità della sua musica, che lo distingue dai coevi compositori della Scuola Fiamminga, dominatrice dell’estetica musicale di mezza Europa, sta nell’attenzione alla resa di emozioni e stati d’animo. L’espressività melodica, sostenuta da un’armonia lineare, sfrutta l’affettività della struttura modale, per evocare suggestioni narrative. Si fondono in Juan del Encina un compositore e un poeta capaci di dare una qualità non comune, per quei tempi, ad opere che racchiudono insieme spessore e bellezza. La nostra idea di proporre le sue opere con una formazione di voce e viole risponde a tutte queste premesse. Il canto accompagnato da strumenti

consente, anche dove il contrappunto è più elaborato, di seguire la linea melodica principale e il testo, nonché di poterne sottolineare espressivamente alcuni momenti. La scelta del consort di viole, oltre a seguire il gusto omotimbrico che si andava affermando nel Rinascimento, consente di mantenere il carattere dell’impasto polifonico della scrittura delle parti, sostenute dagli strumenti ad arco, considerati i più vicini al modello estetico e all’espressività della voce umana. Come altri compositori anche Encina attinge temi dal repertorio popolare e dalla danza, e, in quest’ultimo caso, l’evidenza è nella gestione del ritmo. Il ritmo nella sua opera, spesso si muove all’interno delle frase, con chiara corrispondenza al testo, indipendentemente dalla segnatura in testa al brano, binario o ternario che sia o, come in due sue opere, quinario, un ritmo frequente nel repertorio popolare della musica spagnola e in particolare della regione di Salamanca. L’uso che Encina drammaturgo fa della musica nelle sue egloghe, ci ha suggerito un’interpretazione espressiva e, in qualche punto, anche teatrale dei suoi villancicos. Abbiamo cercato di esporre il suo stile creativo, così distante da quello della maggior parte dei compositori e poeti europei che, sedotti dalla filigrana e dalla delicatezza del contrappunto e da ogni tipo di espediente tecnico, finivano per non curarsi del senso del testo, e ancora che una tale nota, importante nella sua consistenza musicale, desse suono a una certa vocale

o ad una sillaba più o meno dolce o forte della lirica. Encina visse anche a Roma, dove ottenne il favore musicale di ben tre papi e prese i voti intorno al 1518, tuttavia non abbiamo traccia di una sua produzione musicale liturgica. Al ritorno da un suo viaggio a Gerusalemme fu nominato priore della cattedrale di Leon dove morì nel 1529.

 

ContrArcoConsort

Canto, viola da braccio rinascimentale, viola da gamba tenore, viola da gamba bassa.

 

 


Todos los bienes del mundo

Features of the Renaissance Spain in the  work of  Juan del Encina

 

 

Juan de Fermoselle, born in 1468 in Encina (Salamanca), place where he got his nickname “Encina” or “Enzina”, was playwright, composer, musician, poet and scholar in Spain across the Fifteenth  and Sixteenth Century. He’s considered one of the founders of the Iberian Profane theatre; here we see  the medieval religious drama being transformed in the modern  humanities instances; the celebration of love, glory and  beauty are the new themes, described using popular jargon elevated to the highest literary and courtier rank.

His production had been collected in the “Canconiero” of 1496, published while he was at the court of the Dukes of Alba. It is the first book that collects compositions of a single author and uses the newly developed printing technology for its publishing circulation. The experiment of this poet musician was highly successful if we look at the succeeding prints: 1501 (Seville), 1505 (Burgos), 1507 (Salamanca), and 1516 (Zaragoza).

This authentic “Opus Maius” of Encina offers a wide spectrum of the musical poetry of its period in Spain: we find  religious and devotional compositions together with pieces of a moral or circumstantial nature ( mournful, celebrative or farce pieces) and moreover love and satirical poetry.

In this book we also find all the musical genres of the period: Villancicos, Canciones, Motets, and romances.

All such variety merges in Juan del Encina, composer and poet of  the highest level, able to give birth to compositions of equal beauty and depth.

Juan del Encina lived in Rome where he got the musical appreciation of three popes and took his vows around 1518 although we don’t have any evidence of liturgics compositions. After a trip to Jerusalem he was appointed Prior of the cathedral of Leon where he dies in 1529.

 

ContrArcoConsort

Canto, viola da braccio rinascimentale, viola da gamba tenore, viola da gamba bassa.