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Non val acqua al mio gran foco
Frottole & capricci del Rinascimento italiano
A cavallo dei secoli XV e XVI, alla corte mantovana, intorno alla figura di Isabella D’Este, moglie di Francesco Gonzaga, si sviluppa in Italia un genere musicale che contenderà al madrigale il primato nella musica vocale: si tratta della frottola. In quegli anni Mantova, in virtù del mecenatismo della coltissima e raffinata Isabella, spirito curioso e amante delle arti, figura tra le più significative della cultura umanistica dell’Italia rinascimentale, si trovava ad essere uno dei centri musicali più prestigiosi e fecondi d’Europa. La stessa Isabella, come ogni dama del suo rango, era stata educata alla musica, che amava particolarmente. Valente liutista, si accompagnava nel canto e suonava con perizia anche la cetra e la spinetta. Tra i vari generi musicali che si eseguivano presso la corte mantovana, la Frottola le era particolarmente gradito beneficiando della sua promozione e supporto, favorito anche dagli scambi musicali con la corte estense di Ferrara, sua città natale e sede del ducato della sua famiglia d’origine. Oltre ai testi impostati a una certa leggerezza, e non di rado di scarso valore letterario (anche se non mancano le liriche di sommi poeti come Petrarca), una caratteristica della Frottola era quella di avere la melodia nella voce più acuta dell’impianto polifonico, generalmente a quattro parti, garantendo orecchiabilità e immediata comprensione musicale e testuale. La preminenza della voce più alta era tale che spesso l’esecuzione delle altre voci era affidata a strumenti come le viole o intavolata, cioè ridotta con una scrittura specifica, per strumenti armonici come il liuto, il cembalo o l’arpa. La scrittura della Frottola era spesso omoritmica o con brevi momenti di imitazione tra le voci e, pur se talvolta arricchita da fioriture e melismi, soprattutto nelle code cadenzali, si atteneva ad una linearità molto distante dalla complessità del madrigale. I maggiori compositori di questo genere musicale furono Marchetto Cara e Bartolomeo Tromboncino, entrambi protetti da Isabella, divenuti in breve tempo i musicisti più contesi dalle corti dell’Italia settentrionale. La scelta di accompagnare il canto con le viole, nasce da due suggestioni. La prima la troviamo nelle parole di Baldassarre Castiglione che ne Il libro del Cortegiano, trattato scritto da tra il 1513 e il 1524, scrive: «Bella musica […] parmi il cantar bene a libro sicuramente e con bella maniera; ma ancor molto più il cantare alla viola perché tutta la dolcezza consiste quasi in un solo e con molto maggior attenzion si nota ed intende
il bel modo e l'aria […]. Ma sopra tutto parmi gratissimo il cantare alla viola per recitare; il
che tanto di venustà ed efficacia aggiunge alle parole, che è gran maraviglia. […] E non meno diletta la musica delle quattro viole da arco la qual’è soavissima & artificiosa». In queste parole si riassume l’ideale sonoro che in quel tempo definisce gli strumenti da arco come i più vicini alla voce umana. Il secondo è la complessa rete familiare che lega Isabella, figlia di Eleonora D’Aragona, agli Aragonesi presenti in Italia, oltre che nel Regno di Napoli, nelle corti italiane di Ferrara, Milano, e nelle signorie dei Borgia, in primis Roma con il papa Alessandro VI. La viola da gamba, come testimoniano le prime raffigurazioni nella pittura aragonese degli anni sessanta e settanta del XV secolo, nasce infatti in Spagna, in Aragona, come viuhela de arco, derivata dalla viuhela de mano, per poi trovare grande diffusione in Italia portata proprio dalle cappelle musicali aragonesi. In Italia, grazie alla raffinata tradizione liutaria lombardo-veneta, si sviluppa poi autonomamente, tendendo alle grandi taglie, fino ad arrivare ad assumere il nome di viola da gamba alla metà del secolo XVI°. Inoltre, come provano i registri di pagamento, sono proprio le corti estensi e mantovane a ordinare ai liutai bresciani interi consort di viole da gamba per i loro diletti musicali.
ContrArco Consort
canto, viola da braccio rinascimentale, viola da gamba tenore, viola da gamba bassa
Non val acqua al mio gran foco
Italian Renaissance Frottole
Between the 15th and 16th century Italy gives birth to a new musical genre that will challenge the primacy of the madrigal as far as vocal music is concerned: it’s the “Frottola”.
One of the main differences was that the Frottola had its melodic movement in the highest treble voice of the polyphonic texture. The primacy of the first voice was such that often the remaining voices were frequently played by musical instruments such as viols. Frequently the score was reduced to tablature to be played by harmonic instruments such as the lute or the harpsichord.
The writing of the Frottola was mainly isorhythmic with brief moments of imitation between voices, sometimes with embellishments and melisma, nonetheless it remained simple and quite distant from the complexity of the madrigal.
The House of Gonzaga that ruled Mantua, in northern Italy, from 1328 to 1708 was one of the places where the Frottola flourished: under their protection we can find the main composers of Frottole, all included in the program proposed, such as Bartolomeo Tromboncino, Marchetto Cara, Jacopo Fogliano, Filippo da Luprano.
ContrArco Consort
canto, viola da braccio rinascimentale, viola da gamba tenore, viola da gamba bassa